Cookie Consent by Free Privacy Policy website Slow Food Fish: Mare davvero Nostrum
maggio 19, 2015 - Slow Food

Slow Food Fish: Mare davvero Nostrum

Più che una conferenza è stata una chiacchierata, un incontro in cui scambiarsi esperienze e imparare dall’altro, come spesso accade quando ci si confronta con culture diverse dalla nostra. Nonostante il brusio del Mercato ittico di Genova, il pubblico si zittisce quando Maria Bendezu, poetessa peruviana, recita una poesia dedicata all’Africa, da sempre patria di emigranti. Perché di questo si è parlato in Mare nostrum. Le comunità di immigrati si raccontano: storie, culture, professioni, di storie di ragazzi che ora vivono a Genova dopo aver abbandonato il loro Paese. Sono Demba Ndiaye e Cheikh Guisse a denunciare la situazione dei pescatori di piccola scala in Senegal, da cui provengono. «Da sempre la pesca è la risorsa economica principale del Senegal, che in lingua wolof significa proprio “la nostra barca”. Ora però le comunità locali stanno scomparendo, distrutte dalla concorrenza delle flotte cinesi». Come molte coste africane, infatti, anche qui assistiamo a volte inermi al fenomeno dell’ocean grabbing, l’accaparramento del mare, tematica al cuore delle conferenze di Slow Fish. Cosa succede? Le grandi compagnie straniere acquistano dai Governi i diritti di pesca per moltissimi anni e quindi sono legalmente autorizzate a pescare in questi mari. Il risultato è drammatico: si distrugge l’economia locale e si causano danni incomparabili all’ambiente. «Non avendo più i mezzi per sopravvivere, spesso i giovani sono costretti a emigrare, cercando fortuna altrove», continuano i nostri protagonisti. «Se guadagni due euro al giorno e hai una famiglia da mantenere, quale alternativa hai se non fuggire?».George Costache invece è rumeno e fa il pescatore a Camogli da nove anni. Nonostante si definisca un «uomo di terra», ha anche «grandi soddisfazioni dal mondo del mare. Spero di poter acquistare a breve la mia imbarcazione per poter svolgere il mio lavoro in maniera più indipendente e redditizia, grazie all’appoggio della Cooperativa pescatori di Camogli, che utilizza un sistema di pesca sostenibile, Presidio Slow Food». E continua: «Sicuramente l’amore per la pesca è cresciuto così tanto anche perché a Camogli non ho avuto alcun problema di discriminazione».

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