Cookie Consent by Free Privacy Policy website Vitra Design Museum - Garden Futures - Designing with Nature - Conferenza Stampa
marzo 02, 2023 - Vitra Design Museum

Vitra Design Museum - Garden Futures - Designing with Nature - Conferenza Stampa

Una #mostra del #vitradesignmuseum, della #wustenrotstiftung e del #nieuweinstituut

I giardini sono specchi d’identità, di sogni e visioni, hanno radici culturali profonde e manifestano il nostro rapporto con la natura. Oggi il #giardino è ben più di un semplice idillio romantico. I giardini sono diventati luoghi d’avanguardia, ambiti in cui si sperimentano la giustizia sociale, la biodiversità e un futuro sostenibile. Con «Garden Futures» il #vitradesignmuseum presenta per la prima volta una ricca #mostra incentrata sulla storia e sul futuro del #giardino moderno. Quali idee e quali immaginari hanno plasmato l’ideale dei giardini odierni? I giardini come contribuiscono alla creazione di un futuro che sia degno di esser vissuto da tutti?
La #mostra affronta queste domande presentando un’ampia gamma di esempi di #design, di cultura contemporanea e #architettura del paesaggio: dalle sedie a sdraio alle fattorie verticali in ambiente urbano, dalle moderne forme di orti
comunitari agli edifici ricchi di verde, fino ai giardini progettati da designer e artisti quali #robertoburlemarx, Mien Ruys o Derek Jarman. La scenografia della #mostra è stata curata dal noto duo di designer italiani dello studi Formafantasma.

I giardini sono sempre stati luoghi in cui prende forma la speranza di un futuro migliore. Quando una persona recinta un pezzo di terra per crearvi un #giardino manifesta il suo rapporto con la natura e, a volte, anche quello di società ed epoche intere. Lo illustrano diversi esempi d’arte e d’architettura presenti all’inizio della #mostra in una istallazione multimediale che raccoglie opere di #hansthoma, #georggerster, Athanasius Kircher, #barbarastauffachersolomon, #gabrielguevrekian, #alvaraalto, #thomaschurch, #vitasackvillewest, Luis Barragán e altri. Qui il #giardino appare come un luogo che ispira sia la nostra vita quotidiana che la nostra fantasia e talvolta ha un significato molto pratico, ma molto spesso si arricchisce di significati simbolici o filosoficoreligiosi.

Anche il #giardino più intimo non è mai solo un luogo di rifugio personale, ma testimonia sempre di sviluppi sociali e storici, di interessi politici e economici, di sistemi di valori culturali. È questo il tema della seconda sezione della #mostra. Alcune delle piante che oggi sono di casa nei giardini occidentali hanno radici profonde nella storia coloniale. Il trasporto di piante vive da un continente all’altro è stato reso possibile dalla cosiddetta «Teca di Ward» che ha cambiato il commercio delle specie vegetali e l’aspetto dei giardini privati, ha promosso lo scambio globale di piante utili come il tè e la caucciù, a beneficio delle potenze coloniali, ed è profondamente legata alla diffusione di varietà invasive.

Sempre nel XIX secolo sono emersi numerosi progetti urbanistici che avevano lo scopo di congiungere la città al #giardino. Nel 1898, ad esempio, il riformatore sociale britannico #ebenezerhoward ha formulato l’idea di città-giardino grazie alla quale anche gli strati sociali meno abbietti avrebbero potuto provvedere al proprio sostentamento. Per contro, il movimento Green Guerrilla, avviato da #lizchristy a New Work, usa il verde cittadino per farne un luogo di giustizia sociale e partecipazione pubblica. Questo movimento è stato fondato negli anni Settanta, ma le questioni sollevate da #lizchristy e dai suoi predecessori sono ancora oggi oggetto al centro dei dibattiti: chi ha il diritto ad avere un #giardino o un orto? A cosa servono? E come si possono integrare negli ambienti urbani?

Quanto diverse possano essere le risposte a queste domande, viene illustrato nella terza sezione della #mostra. Qui sono presentati nove creatori di giardini dei tempi più recenti. L’architetto del paesaggio brasiliano #robertoburlemarx (1909-1994) ha progettato dei giardini usando piante autoctone per renderli il più possibile simili alla natura. Le composizioni floreali dell’architetto Piet Oudolf emanano fascino anche quando non sono in fioritura e Jamaica Kincaid, autrice e giardiniera, prende spunto dal suo #giardino in Vermont (USA) per esaminare la storia coloniale, lo sfollamento dei popoli e l’appropriazione culturale. Alla vigilia della sua morte, l’artista e regista Derek Jarman (1942–1994) ha creato un’opera d’arte floreale in un luogo che tutti ritenevano inadeguato: nella ghiaia inospitale della costa inglese meridionale accanto a una centrale nucleare. L’architetto del paesaggio malese #ngseksan ha contribuito alla creazione di un orto comune in #kualalumpur, diventato poi un esempio per le molte iniziative cittadine nelle megalopoli e metropoli mondiali. Il vasto #giardino Liao dell’artista Zheng Guogu, invece, si ispira all’estetica del videogioco «Age of Empires» e crea un ponte fra ambiente virtuale e ambiente reale. Tutti questi esempi dimostrano come i giardini riescano ad esprimere in maniera alquanto peculiare l’atteggiamento artistico-progettuale dei loro creatori e dovrebbero quindi essere oggetto di maggior attenzione come disciplina a sé stante che si colloca nell’interazione fra #arte, #architettura e #design.

L’ultima sezione della #mostra si occupa di alcuni progetti correnti che affrontano il futuro del #giardino: in un’epoca segnata da crisi climatica, ingiustizie sociali, minacce per la biodiversità e isolamento sociale il #giardino diventa un luogo di proiezione per visioni future. In tal contesto, il #giardino diventa un luogo terapeutico, spirituale o formativo. Il «prato» tessile calpestatile dell’artista argentina #alexandrakehayoglou, creato appositamente per la #mostra, aumenta la consapevolezza del pubblico sulla drammatica minaccia che il cambiamento climatico rappresenta per paesaggi apparentemente eterni. Come questa consapevolezza possa essere applicata a città, edifici, scuole e altri ambiti viene illustrato dai progetti di giardini contemporanei che sono rappresentati, accanto a pratiche tradizionali e indigene, nell’illustrazione di sei metri dell’architetto Thomas Rustemeyer. Nell’era dell’Antropocene – questo è il messaggio di questi progetti e della scienza – dobbiamo considerare l’intero pianeta come un #giardino da curare e utilizzare in modo responsabile.

Artiste/i e designer coinvolti (scelta)

Céline Baumann, Burle Marx, Mien Ruys, Kieran Dodds, Leonardo Finotti, Formafantasma, Zheng Guogu, #alexandrakehayoglou, Jamaica Kincaid, Piet Oudolf, #ngseksan, Lalage #show, Chew Yue Siew, Howard Sooley, Stefano Boeri, José Tabacow, Henk Wildschut, Julia Watson, Marian van Aubel, Dan Pearson, Midori Shintani, Full Grown, Fritz Haeg, Catherine Mosbach, James Hitchmough, Bas Smets, Daisy Ginsberg, e molti altri.


Maggiori informazioni nel comunicato stampa da scaricare

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