Cookie Consent by Free Privacy Policy website La sensualità della materia: Marina Cavadini da The Address
gennaio 11, 2023 - Espoarte

La sensualità della materia: Marina Cavadini da The Address

Eat me… Un’esortazione ammaliante che ci proviene fin dall’ingresso in #mostra, che ci attira tra le sue grinfie con questo titolo emblematico il quale ci invita letteralmente a divorarla, innescando una serie di continui cortocircuiti nella mente di chi la guarda. Così, in questa occasione, gli spazi bresciani di The Address si modificano nuovamente con la personale dedicata a Marina Cavadini, fatta di estatici momenti di sensualità suadente che ci invitano a ascoltarla, a mangiarla, a toccarla, esattamente come farebbe una coppia desiderosa di amanti finalmente riunita.

Già da subito, infatti, ci accoglie questa dimensione erotica e sensuale che la materia è in grado di sprigionare, senza essere mai troppo gridata, ma magistralmente svelata. All’ingresso, è infatti appesa la stampa Oyster che, se a un primo sguardo sembrerebbe essere rielaborata con mezzi digitali, in realtà rivela una natura che viene sovvertita con uno scatto che ingloba un pezzetto di cielo, unendo così i due opposti e giocando sulla dualità che vicendevolmente ritorna evidente nel corso di tutta la #mostra. Uscendo dal limite della natura di ciò che è concretamente rappresentato, l’immagine ci #mostra tutta quella tensione sensuale che anche l’intera esposizione racchiude, con un collegamento visivo che rimanda chiaramente alla sfera della sessualità.
L’artista, infatti, gioca spesso sull’assonanza che si può creare tra mondo animale-vegetale e universo umano, conducendo un racconto per immagini, sensazioni e riflessioni che ci accompagna durante tutto il percorso di visita.

Un’attrazione fatale, che ben si esplica nel video Drift: in una ripresa a camera fissa veniamo completamente e vicendevolmente attirati e respinti tra le acque di questo paesaggio quasi irreale, in cui la tensione della superficie dell’acqua è solcata appena da piccole interferenze che ci fanno intendere un movimento lento e ammaliatore. Così la tensione sul pelo dell’acqua ritorna anche negli altri video di Cavadini esposti in #mostra, che si immerge nell’universo degli insetti e scava ancora più a fondo quelle connessioni con il mondo umano.
Dei gerridi irrequieti sembrano danzare così sulla superficie dell’acqua, irrimediabilmente intrappolati in questo processo e sullo sfondo rumoroso caotico del brano che riecheggia tra le pareti della galleria che in un certo senso stride con la grazia delle immagini che l’artista ci #mostra in una sorta di poesia visiva condotta per opposti che irrimediabilmente si attraggono.

Così come la piccola larva che sembra divincolarsi tra queste note liquide alla ricerca spasmodica di un respiro di vita. Queste quattro riprese a camera fissa in loop continuo, ci rivelano così delle inquadrature macro che sembrano decontestualizzare ulteriormente l’universo naturale nella sua interazione con la materia liquida.
Acqua che ritorna anche nel liquido neon rosso con la scritta wet in un carattere inventato direttamente per l’occasione e che riesce appieno a descrivere la fluidità dell’elemento, in evidente connessione all’aspetto sessuale che tale parola può evocare. In questo modo, l’ambiente si colora di rosso, la tinta direttamente opposta a quella naturale dell’acqua, ma in esplicito riferimento alla sfera erotica che tale opera in #mostra può innescare. E così alla fine uscendo dalla #mostra, pieni di questi cortocircuiti, stimoli e visioni, possiamo finalmente dire: I ate you!