Cernobbio, 2 settembre 2022 – In questa fase di accelerato cambiamento tecnologico e politico a livello internazionale, la trasformazione digitale della nostra società assume una dimensione strategica come mai in precedenza. Non solo l’integrazione pervasiva del digitale nel settore privato e nelle pubbliche amministrazioni è chiave per mantenere alta la competitività internazionale, ma è anche un elemento essenziale per abilitare la transizione verde ed un nuovo modello di cittadinanza attiva nell’epoca digitale. Tuttavia, l’ecosistema digitale italiano è in ritardo rispetto ai leader internazionali, così come l’adozione delle nuove tecnologie digitali in tutti i comparti economici del Paese: delineare le strategie per sbloccare l’intero potenziale del digitale in #italia diventa un imperativo per assicurare una crescita sostenibile per il rilancio post-pandemico dell’Italia.
È questo l’obiettivo che si è posto lo Studio “Next Generation DigITALY: come promuovere l’integrazione e lo sviluppo di un ecosistema digitale per accelerare l’innovazione e la crescita del Paese”, elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Microsoft Italia presentato oggi, nell’ambito del Forum di The European House – Ambrosetti, in una conferenza stampa cui hanno preso parte anche Silvia Candiani(Amministratore Delegato di #microsoft Italia) e l’Advisor scientifico dell’iniziativa Alec Ross (Distinguished Adjunct Professor, Bologna #business School; Board Partner, Amplo; già Senior Advisor for Innovation, US Secretary of State). La ricerca, realizzata da The European House – Ambrosetti, si è posta l’obiettivo di definire una strategia-Paese legata allo sviluppo di industria digitale italiana e all’integrazione di queste nuove tecnologie in tutti i settori.
L’Italia non ha mai infatti sviluppato una strategia di politica industriale specifica legata al digitale, un settore che sempre di più sta assumendo un ruolo centrale a livello tecnologico e strategico. Per definire le proposte chiave, nell’ambito del percorso di ricerca si è analizzato in profondità le politiche e le strategie esistenti a supporto del digitale, in #italia e in Europa; per poi mappare tutto l’ecosistema del digitale italiano e contrapporre i risultati dell’analisi rispetto ad alcuni best case internazionali individuati. Inoltre, nell’ambito della ricerca è stata lanciata una survey che ha coinvolto circa 130 imprese, quantificandone gli orientamenti ed i livelli di adozione del digitale. La survey ha evidenziato come i più grandi ostacoli all’adozione di tecnologie digitali in Italia siano la mancanza di una cultura digitale in azienda (52% delle aziende sondate) e la carenza di competenze (48%).
La ricerca ha evidenziato 3 messaggi chiave per il Sistema-Paese. Per promuovere l’integrazione e lo sviluppo di un ecosistema digitale è necessario:
Il capitale umano digitale è una delle emergenze del Paese. Non solo lo evidenzia la survey, secondo cui la carenza di competenze digitali è uno dei principali freni alla digitalizzazione, ma emerge anche da numerosi indicatori, tra cui il #digital Economy and Society Index della Commissione Europea, dove l’Italia risulta terzultima in Europa per il capitale umano digitale. La carenza di competenze rischia di essere un vero e proprio freno alla competitività del Paese: sono circa 2,1 milioni i lavoratori a cui sviluppare skill digitali di base entro il 2026 per stare al passo con le esigenze di mercato, mentre sono addirittura 20 milioni i cittadini a cui l’Italia deve fornire una formazione digitale di base entro il 2030, per centrare l’obiettivo del Decennio Digitale Europeo di raggiungere l’80% della popolazione con skills digitali di base entro il 2030. Il problema del Paese non sono solo le skills digitali di base, ma anche quelle avanzate: l’Italia è ultima in UE per numero di iscritti a corsi di laurea in materia ICT in rapporto alla popolazione: 0,7 ogni mille abitanti, contro i 5,3 della Finlandia, leader in Europa.
Il Paese deve inoltre dotarsi di una politica industriale specifica per il digitale. Attualmente, il comparto ICT italiano risulta sottodimensionato rispetto ai competitor europei: non tanto nel numero di aziende, dove il Paese è 4 in Europa dietro a Polonia, Francia, Germania; ma è soprattutto nel dimensionamento medio delle aziende che l’Italia stenta, in nona posizione in UE. Il dimensionamento ridotto delle aziende italiane è un fattore di debolezza per crescere sui mercati internazionali e per creare valore e occupazione in tutto il Paese. Se, infatti, le aziende ICT italiane avessero un fatturato medio pari a quello delle aziende tedesche, l’Italia generebbe 249 miliardi di Euro di PIL in più, pari al 14% del PIL del 2021. Ma non è solo l’industria del digitale ad essere debole: anche l’integrazione delle tecnologie digitale negli altri comparti è uno degli ambiti di miglioramento del Paese, specie tra le aziende di piccole dimensioni, in cui il 44% mostra una totale assenza di utilizzo di tecnologie digitali. Questo nonostante il digitale sia il più potente acceleratore di innovazione: lo evidenzia la survey, in cui le aziende evidenziano come il principale impatto del digitale sia quello di favorire innovazione di prodotto o di processo (73% dei rispondenti) e ricerca e sviluppo (67%).
Infine, il Paese deve continuare ad avanzare con decisione sul PNRR, che rappresenta un’opportunità storica per accelerare sulla digitalizzazione del Paese, grazie ai suoi interventi per la digitalizzazione delle PA e per lo sviluppo di infrastrutture digitali moderne e competitive. L’85% delle aziende sondate ha infatti fiducia che il PNRR possa accelerare la digitalizzazione del Paese. Dal PNRR le imprese si aspettano un impatto trasformativo che porti a più banda, meno carta e più competenze: ovvero maggiore connettività, dematerializzazione dei processi e skills digitali.
“L’Italia del digitale mostra un ritardo da colmare rispetto ai competitor europei su almeno altre tre direttrici” dichiara Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti. “Il primo è quello delle competenze digitali, dove il Paese emerge come uno dei più deboli in Europa, classificandosi terzultima in UE nella componente del capitale umano digitale del DESI (Digital Economy and Society Index) della Commissione Europea. Il secondo è relativo al comparto ICT privato, che risulta più frammentato e caratterizzato da aziende medio piccole e poco attrezzate per la crescita internazionale e l’attrattività dei talenti. Infine, l’Italia mostra un basso livello di integrazione digitale nel comparto produttivo, soprattutto per quanto riguarda le PMI: se, infatti, le aziende più grandi del Paese hanno già colmato il gap digitale (grazie anche alle iniziative a supporto messe in campo negli ultimi anni e rifinanziate dal PNRR), le aziende di più piccole dimensioni mostrano livelli di adozione del digitale ancora troppo bassi rispetto al panorama competitivo internazionale.”
"La distinzione tra industria digitale e industria non digitale sta diventando una distinzione senza significato. Ogni azienda, ogni settore e ogni Paese sta diventando digitale o, se non lo è, sta morendo, indipendentemente dal fatto che si vendano software o produzioni agricole." Sostiene Alec Ross (Distinguished Adjunct Professor, Bologna #business School; Board Partner, Amplo; già Senior Advisor for Innovation, US Secretary of State), Advisor scientifico della Ricerca. “Eppure, l'Italia è ancora al 18° posto in termini di digitalizzazione tra i 27 Paesi dell'UE. Particolarmente preoccupante è il gap relativo alla digitalizzazione del capitale umano, che colloca il Paese al terzultimo posto nell'UE. Per superare questa situazione, è necessario un nuovo approccio, incluso nelle raccomandazioni della ricerca, che allinei aspettative e comportamenti di aziende e istituzioni: la nostra proposta è quella di una “Alleanza per il Lavoro del Futuro”, che delinea e propone una distinzione di responsabilità tra settore pubblico e settore privato per lo sviluppo e l’integrazione del digitale in #italia.”
“Il digitale è una forza di crescita e sviluppo, sostenibile e inclusivo, per il nostro Paese. In particolare oggi, in una fase in cui, anche grazie agli investimenti e azioni del PNRR, possiamo colmare il gap di innovazione con altre nazioni e sfruttare tutte le leve che la #tecnologia offre ad imprese e Pubblica Amministrazione per modernizzarsi e affrontare le nuove sfide globali. Con questo studio abbiamo identificato tre aree di azione chiare. Lo sviluppo di competenze digitali, per favorire un’occupazione qualificata e allargare i benefici del digitale ai cittadini, favorendo allo stesso tempo l’innovazione di imprese pubbliche e private, la promozione di ecosistemi digitali per accelerare la digitalizzazione delle PMI e portare un contributo significativo alla crescita economica italiana. Tutto questo accade nel momento migliore in cui abbiamo una chiara traiettoria di iniziative con il PNRR e investimenti significativi in digitale: con il nostro piano Ambizione Italia stiamo infatti investendo 1.5 miliardi di dollari in innovazione nel Paese e siamo attivi su tante collaborazioni pubblico-privato per fare in modo che il digitale sia un pilastro fondamentale per far avanzare l’Italia. Siamo pronti a unire le forze con tutti gli attori in campo per rendere concrete le tre azioni propose: competenze digitali per il capitale umano italiano, un comparto digitale made in Italy e infine accelerazione sul PNRR semplificando accesso ai programmi e fondi” ha commentato Silvia Candiani, Amministratore Delegato di #microsoft Italia
Alla luce delle evidenze emerse, lo studio riporta tre proposte concrete elaborate da The European House – Ambrosetti insieme a #microsoft #italia e indirizzate ai policymaker e alle aziende:
Mentre il sistema privato avrebbe il compito di:
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