Bisogna tutelare i 3,4 miliardi di euro di esportazioni #agroalimentare Made in Italy in #granbretagna che si classifica al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese per cibo e bevande dopo Germania, Francia e Stati Uniti. E’ quanto emerge da una analisi della #coldiretti divulgata in riferimento all' ipotesi di No deal sulla Brexit.
Occorre evitare – sottolinea la Coldiretti – l’arrivo di dazi e ostacoli amministrativi e doganali alle esportazioni Made in Italy che nell’agroalimentare nei primi sei mesi del 2020 sono aumentate di quasi il 4%. A preoccupare – continua #coldiretti – è anche la tutela giuridica dei prodotti a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp) che incidono per circa il 30% sul totale dell’export #agroalimentare Made in Italy e che, senza protezione europea, rischiavano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione da Paesi extracomunitari.
Con l’uscita dall’Unione Europea si teme anche che si affermi in #granbretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane come ad esempio l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti, che si sta già diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi e che – precisa la #coldiretti – boccia ingiustamente quasi l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop).
Dopo il vino, che complessivamente ha fatturato nel 2019 sul mercato inglese quasi 771 milioni di euro, spinto dal Prosecco Dop, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in #granbretagna ci sono – conclude la #coldiretti – i derivati del pomodoro, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell’olio d’oliva. Importante anche il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano per un valore attorno ai 85 milioni di euro.
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