Cookie Consent by Free Privacy Policy website Da Myar a Flavia La Rocca, la moda italiana sposa la filosofia green
agosto 13, 2020 - Pitti Uomo

Da Myar a Flavia La Rocca, la moda italiana sposa la filosofia green

Cresce il numero di case di moda tricolori che abbracciano un'etica sostenibile. Una selezione di questi marchi è parte del progetto The Sustainable Style, online su #pitticonnect fino al 9 ottobre

I designer italiani al centro del progetto speciale The Sustainable Style di Pitti immagine, online sulla nuova piattaforma digitale Connect fino al prossimo 9 ottobre. La creatività Made in Italy è infatti protagonista con diversi brand all'interno dello showcase dedicato a ecosostenibilità, etica produttiva, estetica, economia circolare, stile e business, che punta i riflettori su tredici designer e uno special guest selezionati worldwide dalla indipendent scouter Giorgia Cantarini, tutte realtà che hanno intrapreso un proprio percorso verso una moda responsabile e sostenibile.

Ma non solo. Sono infatti sempre più i new name della scena tricolore a essere impegnati nel #green con le loro proposte e progetti concreti. Tornando a The Sustainable Style, tra i protagonisti c'è #myar. Fondato nel 2015 dal direttore creativo Andrea Rosso, figlio di Renzo RossoMyar è un brand il cui nome è ottenuto dall'anagramma di Army, con le collezioni composte da capi di #abbigliamento militare vintage recuperati nei magazzini e a cui è stata restituita nuova vita. Piccoli interventi sartoriali, ricami e lavorazioni con moderne tecnologie per adattarli alla nostra contemporaneità con una visione moderna del passato, per un brand la cui mission di #sostenibilita è fulcro dell'operato dell'azienda.

Impegnata nella scelta di coloranti naturali e tinture a freddo, nel recupero di tessuti e #accessori dead-stock, nell'utilizzo di sacchetti realizzati in fibra vegetale e completamente biodegradabili, #myar si affida a piccoli laboratori sartoriali sparsi nel territorio veneto, con ogni fase del processo produttivo che è tracciata e curata attentamente, per ridurre al minimo gli impatti ambientali, nel segno della responsabilità e dell'economia circolare.

Della rappresentanza tricolore fa parte anche Flavia La Rocca, designer in cui modularità, #sostenibilita e pratiche etiche sono i pilastri della sua filosofia. Gli abiti sono composti da moduli intercambiabili, che si trasformano, si smontano e si rimontano attraverso cerniere nascoste per assumere aspetti sempre diversi, per un guardaroba minimale e in chiave antispreco, una sorta di proposta senza fine. La produzione è 100% made in Italy e i capi sono interamente realizzati con materiali certificati, riciclati, naturali, con un processo trasparente e tracciabile grazie al suo impegno rivolto a un minore consumo di acqua e di energia, #flavialarocca ha vinto l'edizione 2019 dei Green Carpet awards, e a marzo 2020 è stata la prima stilista a finire sulla copertina dedicata all'eco-design del National geographic con un abito in fibra riciclata prodotta dai rifiuti tessili.

Fondato dalla coppia Marta Sanchez ed Elbio Bonsaglio, il brand milanese Kidsofbrokenfuture ha invece un'estetica basata su una visione artistica delle subculture street presenti alla fine del XX secolo. La label nasce da una riflessione sul futuro e si fonda su una presa di coscienza sintetizzata dalla frase: «Siamo tutti contaminati. I bambini vogliono differenziarsi dalle masse indifferenti».

In questo caso, i valori dell'eticità sono portati avanti sia attraverso la scelta di tessuti sostenibili, ma anche con attività di giving back a favore dell'organizzazione Street child che supporta l'educazione dei bimbi di strada in Nigeria.

Il gruppo di designer italiani scelti dalla società fieristica fiorentina comprende anche Vitelli, marchio di maglieria fondato nel 2016 da Mauro Simionato e Giulia Bortoli, che si è proposto fin da subito di rappresentare la cultura giovanile italiana attraverso il design contemporaneo. La realizzazione dei capi è focalizzata sulla collaborazione con laboratori locali indipendenti e su processi di produzione sostenibili. Vitelli è riconosciuto per una tecnica di upcycling innovativa, costituita da un ibrido tra tessuto e maglia, 100% sostenibile, con i capi Doomboh ottenuti attraverso un particolare processo di agugliatura di filati di recupero, raccolti localmente dai rifiuti tessili di maglieria nel distretto di Vicenza.

Infine, è legato all'Italia anche il brand francese Uniforme, nato nel 2016 da Hugues Fauchard e Rémi Bats, con la produzione che è in parte made in Italy, selezionando fibre naturali e rinnovabili di altissima qualità, con upcycling di capi vintage e con l'uso della plastica strettamente limitato.

Coinvolto nel progetto The Sustainable Style anche Rewoolution, il brand activewear dello storico lanificio Reda, il primo marchio italiano di sportswear certificato B corporation, attestazione riservata alle realtà che adottano un modello di sviluppo sostenibile. La label dedicata all'abbigliamento tecnico rivolto allo sport e al tempo libero darà l'opportunità a uno dei designer del progetto speciale di Pitti immagine di collaborare alla creazione di una speciale mini-capsule.

Allargando il raggio di azione ad altri designer italiani che hanno abbracciato in pieno il tema #green per le loro proposte o progetti, sono da segnalare Tiziano Guardini e Gilberto Calzolari. Romano classe 1980, Guardini è stato il primo ad aggiudicarsi a settembre 2017 il premio Franca Sozzani Gcc award for best emerging designer e ad ottobre il Peta couture award. Alla base delle sue creazioni il concetto di ECOuture, tra rispetto e sperimentazione. Il suo brand è attento da sempre alla ricerca di materiali, lavorazioni, di forma e contenuti e di ricerca etica ed estetica, per un nuovo modo di fare couture, che mixa sartorialità e innovazione e che vede la natura come punto di partenza e di arrivo.

Nato e cresciuto a Milano, Gilberto Calzolari, che tra gli altri ha vinto nel 2019 il premio Monte Carlo #fashion Week come miglior designer emergente per il suo contributo alla moda sostenibile, ha fondato il suo marchio nel 2015. Una label che in controtendenza alla dittatura imperante del fast #fashion, punta a recuperare i valori di qualità ed esclusività del lusso made in Italy.

Proprio lo stesso stilista a febbraio scorso prima del suo show a Milano aveva spiegato a MFF: «Oggi, il problema climatico non si può più nascondere. E io, come start up, voglio affacciarmi al mercato con questo obiettivo».

La collezione presentata in quell'occasione intitolata Tilt System indica la #sostenibilita come scelta ineluttabile e doverosa rispetto alle molteplici minacce che la natura subisce e che portano alla crisi del sistema. Nella visione articolata dello stilista, #sostenibilita non significa solo l'impiego di materiali tecnologicamente avanzati, rigenerati o recuperati, ma anche scelte etiche e un approccio produttivo meno impattante per l'ambiente.

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