Cookie Consent by Free Privacy Policy website Devis Venturelli - Primitive Paradise, a cura di Fabio Carnaghi
maggio 15, 2018 - Ribot - Arte Contemporanea

Devis Venturelli - Primitive Paradise, a cura di Fabio Carnaghi

22 maggio - 15 giugno  2018

Inaugurazione: martedì 22 maggio 2018  - ore 19

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RIBOT - #arte contemporanea

Via Enrico Nöe 23 – Milano

da martedì a venerdì / dalle ore 15 alle ore 19.30 - sabato dalle ore 11,30 alle ore 18,30 - anche su appuntamento 

 

RIBOT è lieta di presentare Primitive Paradise  a cura di #fabiocarnaghi, mostra personale dell’artista #devisventurelli (Faenza, 1974, vive e lavora a Milano), primo appuntamento di TRANSFORMER, progetto che si inserisce come incursione estemporanea nella programmazione consueta della galleria in cui gli eventi saranno fruibili giorno e notte secondo il programma della rassegna.

La pratica artistica di #devisventurelli si riferisce ad un interesse peculiare per l’architexture, ovvero per le relazioni tra architettura costruita e forma libera, focalizzando la sua ricerca nello spazio interstiziale che si colloca tra durevolezza e temporaneità, tra rigidità e malleabilità, tra controllo e imprevedibilità.

Primitive Paradise raccoglie opere inedite, appositamente concepite per l’occasione, che narrano un’atmosfera primordiale laddove un arcaico istinto alla pareidolìa, ovvero la proiezione illusoria subcosciente di forme note su oggetti e profili osservati, suggerisce immagini spontanee, dettate dal movimento. L’immaginario cinematico dell’artista assimila il linguaggio filmico a quello scultoreo, costituiti della stessa materia tissurale. Il cromatismo primario delle sculture genera la suggestione di una sorta di diorama che idealmente inscena una caverna mitica e ancestrale.

La serie Graffiti riporta all’istintualità della forma che cita istoriazioni parietali. La serie Rainbow Pieces sperimenta traiettorie cromatiche che scompongono lo spettro visibile. In entrambe le serie di sculture in tessuto emerge la riflessione sulla superficie tensiva generata da elastam monocromi, oltre la quale si strutturano display incontrollabili di oggetti. In Graffiti la superficie cromatica è dunque un territorio di crossover in cui avviene il transfert tra interno oggettuale ed esterno visuale, tra contenuto e forma, tra concretezza e astrazione, tra fisico e metafisico. La superficie è luogo tellurico di sommovimenti, su cui si registra come anatomia esteriore ogni fenomeno interiore. In Rainbow Pieces la pratica di contatto tra gli oggetti si estremizza e diviene strutturale nel riferimento architettonico della tipologia dell’arco, a partire dalla conformazione dell’arcobaleno. In Unframed, #devisventurelli inverte il punto di vista ricorrendo al video. L’obbiettivo della camera è all’interno di una nebulosa nera, fluttuante, cavernosa, misteriosa che in una performance aerea scopre un overview urbano.

La superficie è pelle, membrana, patina, tessuto, schermo, proiezione a ribadire la procedura sartoriale che Venturelli adotta per la scultura quanto per il video, in un univoco linguaggio espanso.

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