Vecchie urne di recupero, acquistate in un’asta, arredano interamente l’abitazione dell’architetto Alessandro Capellaro nel cuore di Firenze. Socio con Sabrina Bignami di B-Arch, da sempre propone integrazione di linguaggi contemporanei in contesti storici. La costante ricerca dell’aspetto creativo del progetto lo ha spinto a rieditare uno spazio originariamente artigianale in una dimensione di casa “fatta ad arte”. Tintoria nell’Ottocento e falegnameria negli anni ’50, oggi è un loft rivisitato in chiave attuale che preserva comunque l’atmosfera e l’essenza storica degli ambienti precedenti. Una casa aperta, libera da convenzioni e ricca di memoria, in cui le pareti divisorie sono state eliminate per ricavare zone di ampio respiro piene di luce, con grandi vetrate che giungono sino alle volte del soffitto. Trecento scatole di legno abilmente ricollocate nei vari spazi danno vita ora al living, ora alla cucina e persino al divano e al letto, in un contrasto di colore con oggetti di recupero e di storia personale. Oggetti comuni, raccolti casualmente nel tempo, come la lampada da sala operatoria assurta a pezzo d’arte, piuttosto che manufatti reperiti nei vari mercatini d’antiquariato, e ancora quadri, vasi e lampade vintage di sua stessa produzione convivono con pezzi cult come le autentiche poltroncine anni ’60 di Robin Day, a completare l’atmosfera volutamente vissuta in un contesto mix match di alto livello. Un progetto decisamente custom made, dove nel bagno, originalmente rivestito di ferro, trovano perfetta ubicazione i sanitari totalmente squadrati della serie Frozen di Simas, unici elementi non self-made o non vintage, dal design senza compromessi, con linee forti e decise e angoli precisi per una geometria pulita ed essenziale. Inedite “scatole da bagno in ceramica”, a firma dell’ufficio tecnico Simas, ideali all’interno di questa insolita “Box House”.
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