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maggio 08, 2015 - Tutto Food

Le opportunità offerte dai mercati esteri sotto i riflettori di TUTTOFOOD

Istituzioni, sistema fieristico e operatori insieme verso l’obiettivo dei 50 miliardi di export agroalimentare: qualità, diversificazione e tipicità si confermano assi nella manica del food italiano per puntare ai mercati più promettenti.

Sapori e profumi. Aromi e gusto. Piacere e salute. Il mondo food è tutto questo: e lo si può assaporare letteralmente a TUTTOFOOD2015, la Milano World Food Exhibition in corso in fieramilano a Rho fino a domani, mercoledì 6 maggioMa è anche un settore primario per la nostra economia, che vale il 15% del PIL con un export che raggiunge i 33 miliardi di euro. E a TUTTOFOOD2015 si tocca con mano anche questo valore aggiunto.

Come ha testimoniato il Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina, in visita oggi alla manifestazione: Sull’agroalimentare possiamo costruire un punto di svolta per l’economia italiana, puntando sull’internazionalizzazione. L’obiettivo dei 50 miliardi di euro di export al 2020 è alla portata, anche grazie al piano straordinario che partirà a giugno: uno strumento che gli operatori aspettavano da tempoUn piano che è parte di una strategia articolata, come ha spiegato il Ministro: “Il piano seleziona tre fasce: i mercati consolidati, gli emergenti e i nuovi. A giugno presenteremo anche il segno unico distintivo agroalimentare. Stiamo completando i vari tasselli di una strategia di riposizionamento e manifestazioni come TUTTOFOOD possono fare la differenza. L’Italia non può prescindere da una sinergia pubblico- privato”.

Che esista questa esigenza di diversificazione lo confermano gli stessi top buyer internazionali presenti, selezionati anche grazie al supporto di ITA - Italian Trade Agency nello scouting su numerosi Paesi. Di particolare rilevanza in questa edizione il coinvolgimento dell’Agenzia, anche con azioni di promozione congiunte su cinque Paesi target: USA, Canada, Giappone, Regno Unito e Australia“Nei nostri mercati forti, Francia e Germania, il cibo italiano è popolare da decenni – afferma Cédric Duperray, Responsable Gourmet di Galeries Lafayette (Deutschland) – ma oggi i consumatori ci richiedono specialità sempre più ricercate, come la burrata o l’olio tartufato. Più in generale, vogliono prodotti che si prestino a un cooking raffinato e internazionale”.

In Cina la sfida è coniugare la quantità con la qualità, come spiega Peng Zheng, Logistics Manager di Tube Station, una delle più grandi catene di pizzerie del Paese con 15 locali solo a Pechino: “Solo di mozzarella, attualmente acquistiamo 12 tonnellate l’anno in Australia. Siamo qui per spostare questi acquisti sull’Italia. Il nostro obiettivo è usare solo ingredienti italiani: la nostra catena si rivolge soprattutto a un target di 30-40enni colti e con elevato potere d’acquisto, che viaggiano in Occidente e sanno valutare la differenza tra una specialità originale e un’imitazione”.

“In India il brand Italia è sinonimo di qualità e di status commenta Sanjay Tandon, Managing Director di Epicure Frozen Foods and Beverages . Tra i prodotti più promettenti ci sono i formaggi: sconosciuti fino a poco tempo fa al mercato indiano per ragioni climatiche, oggi sono sempre più popolari al punto che il grana padano rappresenta da solo il 25% del valore delle nostre importazioni dall’Italia”.

Più complesse le esigenze dei mercati medio-orientali. Il nostro canale Ho.Re.Ca è caratterizzato da una forte presenza di ristoranti italiani dice Vahid Esmaeili, Sales Manager di Aal Mir Trading Co. di Dubai che hanno contribuito a innalzare la consapevolezza nei consumatori. I cibi italiani sono più genuini e naturali di molti altri e i nostri clienti lo apprezzano molto. Oggi ci richiedono soprattutto i prodotti da forno e ritengo che ci sia spazio anche per i drink analcolici, soprattutto quelli naturali”.

Gli operatori italiani, però, devono “modellare” la propria offerta tenendo conto delle specificità dei diversi mercati. Ad esempio, aggiungono Jose Jacob, General Manager Sales di Richesse e Paul George, General Manager di Oasis Foods International (entrambi di Dubai), “...ci siamo sentiti proporre degli aceti balsamici per poi scoprire che contengono alcool, o lo speck, per poi scoprire che è fatto con carne di maiale. Gli operatori italiani dovrebbero essere più formati sulle limitazioni dei mercati medio-orientali”.

Un aiuto può venire dalla semplificazione del quadro legislativo e regolatorio già all’origine. Se ne è parlato in un convegno sul tema Operazione Semplificazione, organizzato da AIDEPI - Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane in collaborazione con lo stesso MIPAAF e con l’Ispettorato Centrale della Tutela delle Qualità e Repressione Frodi, il Sistema Informativo Nazionale, il Ministero per lo Sviluppo Economico e l’Agenzia delle Dogane e dei MonopòliLa nuova regolamentazione interesserà almeno 100 mila aziende e prevede la “dematerializzazione”, ovvero il passaggio dal cartaceo al digitale, di tutti gli adempimenti per una serie di prodotti riservati esclusivamente all’esportazione.Il rispetto delle norme diventerà più semplice, abbattendo molti costi e tempi incoraggiando anche le aziende più piccole valorizzarsi sui mercati esteri.

 

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