Cookie Consent by Free Privacy Policy website Li Chevalier Trajectory of Desire. Nell’ambito del progetto From La Biennale di Venezia & OPEN to MACRO. International Perspectives #4
gennaio 25, 2017 - Macro

Li Chevalier Trajectory of Desire. Nell’ambito del progetto From La Biennale di Venezia & OPEN to MACRO. International Perspectives #4


Giunge alla quarta tappaFrom La Biennale di Venezia & OPEN to #macro. International Perspectives, ideato e curato daPaolo De Grandis eClaudio Crescentini, dedicato alla presentazione presso gli spazi del #macro di alcune installazioni internazionali provenienti dall’Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia e, da questa occasione, il progetto è stato esteso adOPEN - Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni, piattaforma artistica collegata alla #mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, nell’intento di ampliare ulteriormente la selezione d’installazioni, con maggior respiro internazionale.

Promosso daRoma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e organizzato in collaborazione conPDG #arte Communications, il progetto vede convergere insieme le “prospettive” d’arte di due città che lavorano per far viaggiare le esperienze dell’arte internazionale sul territorio nazionale.

Dalla città lagunare appunto alla Capitale. Due città legate da una tradizione storico-artistica imponente che sono riuscite ad arricchire ulteriormente questo bagaglio per dare voce e vita all’arte contemporanea e far emergere e valorizzare questa risorsa, ricorrendo ad azioni di documentazione dell’esistente, di promozioni di iniziative ma anche di connessioni internazionali. Ricerca avviata da #paolodegrandis già nel 1995 con l’ideazione dei padiglioni esterni alla Biennale di Venezia e la presentazione di nuovi paesi.

In occasione di questo quarto appuntamento sarà presentata la mostraTrajectory of Desire diLi Chevalier artista franco cinese che ha debuttato ad OPEN lo scorso anno. La ricerca di Li Chevalier è una ricerca estetica laddove l’estetica è il valore delle cose, svela la verità del mondo. La contraddistinguono l’eleganza e la raffinatezza di tecnica e installazione. Quando Li Chevalier lascia Pechino per Parigi la sua #arte approda in una nuova dimensione dove la tradizione cinese si nutre di un contesto squisitamente occidentale che non finisce mai per assorbirla totalmente ma semplicemente la sfiora e la rende più articolata. Parallelamente la musica, coltivata dall’età di 15 anni, rimane una costante della vita di Li Chevalier; ha infatti cantato come soprano nel Coro dell’Orchestra di Parigi sotto la direzione di Arthur Oldham e Semyon Bychkov. Negli anni ha lavorato con i solisti dell’Opera di Parigi e ha collaborato con l’Orchestra Sinfonica Nazionale Cinese sotto la direzione di Philippe Jo rdan ad un evento storico presso l’Opera di Pechino dove il solista violino Fréderic Laroque ha improvvisato una performance di fronte alla sua installazione. Ed è proprio questa passione ad alimentare di una nuova timbrica espressiva le sue installazioni.Tra le sue mostre più significative ricordiamo le esposizioni presso la Royal Academy of Art London Summer Exhibition, il National Art Museum of China, lo Shanghai Art Museum, il Today Art Museum, la National Library of China, il The Sub-Marine Base Contemporary Art Centre Bordeaux France e la State Opera China.

Li Chevalier non ama i confini, i dettami di rigide tradizioni o scuole. È piuttosto la raffinata combinazione di differenti discipline, linguaggi estetici, origini e derivazioni, che dà alle sue opere una vocazione particolare: su una traccia figurata e filosofica, l’artista conduce lo spettatore attraverso incontri misteriosi verso una profonda riflessione sui nostri sistemi di pensiero, oltre qualsiasi tentativo di egemonia artistica. Il suo concetto estetico di bellezza interroga i nessi che modellano il nostro dialogo interculturale. “…Solo la bellezza può generare il desiderio e la sua ricerca…” dice Francois Cheng.

Dopo 5 anni di profonda immersione come cantante lirica nelle compagnie operistiche della Chinese Army, Li Chevalier va alla scoperta delle maggiori capitali europee, abbracciando con entusiasmol’atmosfera dei mitici templi dell’arte e della conoscenza come il Sciences Po, la Sorbonne University, vari istituti d’arte a Firenze e a Venezia, il London Central Saint Martins College of Art and design, alla ricerca della verità e della bellezza.

Li Chevalier afferma di essere profondamente contemporanea ma rifiuta appassionatamente i precetti del nichilismo estetico. Le sue opere hanno un carattere primordiale. Nessuna vera emozione può scaturire dal confronto con un’opera d’arte se non attraverso il prisma dell’emozione estetica.

Come sostieneFrançois Cheng, seimmaginassimo un universo che fosse solo vero, senza che la bellezza lo tocchi minimamente, si tratterebbe di un universo unicamente funzionale, dischiuso, fatto di elementi uniformi assolutamente intercambiabili. Un universo di “robot” lontano dalla vita.

Al #macro Testaccio di Roma Li Chevalier presenta“Polifonia”, un’installazione monumentale composta da violini e 30 opere di pittura sperimentale ad inchiostro. La “traiettoria” dell’artista con i suoi dubbi e le sue rivelazioni si estende a Roma e si apre ad un’arte che ricerca la bellezza ma che non si sottrae alla contemporaneità.

Il termine polifonia si riferisce ad una scrittura musicale a più voci, ciascuna con le sue proprie dinamiche. Indica la convergenza di più melodie parallele in un complesso musicale che rispetta i ruoli dell’armonia. La concatenazione verticale dei differenti accordi arricchisce la composizione. L’installazione di Li Chevalier, composta di diversi elementi artistici provenienti da Oriente e Occidente, è un’immagine metaforica del nostro mondo che non può più frenare il suo cammino verso uno spazio “comune”, dove nazioni e civiltà interagiscono, migliaia di storie ed eredità si incrociano. L’opera intende rendere omaggio alla vitalità creativa nata dagli incontri, dalla tolleranza e da tutti quei valori che rendono l’Europa un terreno fertile per l’espressione e il dialogo.

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