Cookie Consent by Free Privacy Policy website La tela violata. Fontana, Castellani, Bonalumi, Burri, Scheggi, Simeti, Amadio e l'indagine fisica della terza dimensione
marzo 21, 2016 - Lucca center Of Contemporary Art

La tela violata. Fontana, Castellani, Bonalumi, Burri, Scheggi, Simeti, Amadio e l'indagine fisica della terza dimensione

Dal 19 marzo al 19 giugno 2016 si terrà la #mostra “La tela violata. Fontana, Castellani, Bonalumi, Burri, Scheggi, Simeti, Amadio e l'indagine fisica della terza dimensione”, a cura di Maurizio Vanni, organizzata dal Lu.C.C.A. – #luccacenterofcontemporaryart e prodotta da MVIVA in collaborazione con Spirale d’Idee.

L’esposizione prende in considerazione il movimento artistico dello Spazialismo con particolare attenzione a Azimuth, rivista fondata da Piero Manzoni e Enrico Castellani che coinvolgeva intellettuali, critici d’arte e artisti nel dibattito su cosa rappresentasse l’arte, e Azimut, spazio espositivo fondato sempre da Manzoni e Castellani, in collaborazione con Agostino Bonalumi.
Azimut/h hanno avuto un eco e un effetto domino quasi inimmaginabile per mezzo di una dirompente sperimentazione e una dissacrazione degli strumenti del fare #arte che propone allo spettatore un ruolo del tutto inedito: quello di completare il lavoro dell’artista chiamato a violare la tela. La genesi di questa rivoluzione concettuale si può ritrovare nel manifesto per l’Arte integrale di #luciofontana. Il primo Manifesto dello Spazialismo (1946) propone una nuova #arte che avrebbe dovuto essere caratterizzata dallo studio fisico della materia, del colore e del suono in movimento, del ritmo che poteva scaturire da un lavoro nuovo sul palinsesto pittorico. L’obiettivo era di superare i limiti bidimensionali della tela per creare uno spazio che fosse, al tempo stesso, fisico e concettuale.

Lo Spazialismo ha ispirato le generazioni successive formando i presupposti che hanno portato molti artisti a basare la propria proposta artistica sul superamento dei confini dell’opera, sulla violazione della tela, sulla necessità di ridiscutere i tempi e i modi del dipingere, sul bisogno di rivedere il ruolo stesso del pittore e dello spettatore. Per questi artisti, il supporto diventa l’anima di tutto il lavoro, l’elemento portante e definitivo, la tesi e l’antitesi, la scoperta di uno spazio nuovo che la tecnica tradizionale non avrebbe potuto favorire.

La #mostra, in linea con i presupposti di Azimut/h, vuole indagare quegli artisti che hanno avuto il coraggio di violare la tela per riscrivere la storia, costruendo su di essa qualcosa di inatteso e rivoluzionario basato sull'utilizzo reale dello spazio, sull'indagine del tempo e sull'analisi del ritmo delle strutture. L’intento di questi artisti era di dare forma inedita a energie nuove che vibravano nel mondo, in un momento dove la presa di coscienza dell’esistenza di nuove forze e inedite necessità portava a considerare gli strumenti tradizionali in modo altro, trasformando la tela da palinsesto a struttura portante e base di accadimenti.

Tutto ha inizio con #luciofontana e il suo Manifesto Blanco. In esposizione nella sala principale del Museo dodici opere. I suoi celebri Tagli, che compaiono nel 1957 e trovano la loro compiutezza in una serie di opere intitolate Concetto spaziale. Attese, sono lavori caratterizzati da uno o più tagli verticali, netti, decisi, perentori, con cui l’artista invade la tela monocroma. Il taglio è un gesto che attraversa la tela, che impiega un tempo a percorrerla, un’attesa, e conferma una continuità tra lo spazio esterno e quello interno del piano.
Il Manifesto Spazialista non poteva passare inosservato a tanti artisti italiani che sentivano l’esigenza di andare oltre il palinsesto tradizionale utilizzato in #pittura e Alberto Burri fu tra questi. L’artista umbro, in #mostra con 3 opere, prende le distanze dalla superficie pittorica tradizionale intervenendo sulle tele con azioni e stratificazioni che ne riconcepivano l’aspetto – attraverso l’uso di materiali fino allora inediti – in grado di trasformare in opera quello che in passato poteva essere definito supporto. I sacchi di juta, le combustioni di plastiche industriali e i catrami creano uno strumento di dialogo aperto con il pubblico.
Agostino Bonalumi e Enrico Castellani danno vita a un percorso di ricerca sulle infinite possibilità spaziali fornite dall’estroflessione della tela che ormai aveva superato i confini della cornice dialogando in modo diretto con lo spazio. Bonalumi, al quale è dedicata una sala con 10 opere, si inserisce giovanissimo nel clima artistico milanese frequentando lo studio di Enrico Baj dove conosce #luciofontana, Piero Manzoni e Enrico Castellani. Quella di Bonalumi è una ricerca che tende a legarsi al design, con il “quadro-oggetto” che, strutturandosi in superfici monocrome a rilievi articolate secondo una simmetria assiale, invade lo spazio circostante arrivando a creare uno “spazio-ambiente”.
Anche Castellani, in #mostra con 7 lavori, avvia un percorso rigoroso di studio sulle possibilità di analisi dell’estroflessione delle tele mediante l’utilizzo di chiodi e centine inserite dietro la tela.
Paolo Scheggi, al quale è dedicata una sala con 2 opere, invece, comprende l’importanza del dialogo tra ricerche artistiche e architettura attraverso un percorso creativo che lo porta a indagare lo spazio e a violare la tela attraverso una “progettazione totale”. Ne scaturiscono delle “inter-superfici”, spazi indagati oltre la tela, sopra e sotto il livello della materia-colore, sperimentando per la prima volta le relazioni tra i diversi livelli di spazialità, dapprima sovrapponendo lamiere e dopo utilizzando tele monocrome assemblate le une sulle altre. Strutture diversamente forate in superficie, in forme ellittiche irregolari, seppur con percorsi progettuali studiati. Anche il suo spettatore è chiamato a diventare, al tempo stesso, fruitore e co-autore, scegliendo come interagire con lo sguardo, con il corpo e con la mente.
Per Turi Simeti, presente con 9 opere, la ciclicità spaziale della vita è enfatizzata attraverso armonie plastiche ellittiche che affiorano, in modo raffinato, sotto il supporto bidimensionale della tela. Simeti viola la tela per avere un contatto fisico con la tridimensionalità: inizialmente con applicazioni a rilievo sopra la superficie del supporto, in seguito con l’estroflessione che segna il suo primo passo verso una pittura-oggetto.
Rispetto ai predecessori dell’estroflessione Giuseppe Amadio, in #mostra con 8 lavori, viola la tela movimentandone la superficie in modo più irregolare con punti, linee, curve, angoli e varie forme geometriche. Il suo è un lavoro caratterizzato dalla plasticità del segno che si risolve in una sorta di labirinto di linee curve enfatizzate da luci, ombre e tensioni interiori ed esteriori.

La tela violata
Fontana, Castellani, Bonalumi, Burri, Scheggi, Simeti, Amadio e l'indagine fisica della terza dimensione
Lu.C.C.A. - #luccacenterofcontemporaryart, Lucca
19 marzo – 19 giugno 2016
a cura di Maurizio Vanni
Per info:
Lu.C.C.A. – #luccacenterofcontemporaryart
Via della Fratta, 36 – 55100 #lucca tel. +39 0583 492180
www.luccamuseum.com info@luccamuseum.com

Orario #mostra:
Dal martedì alla domenica ore 10 - 19
Chiuso il lunedì
Biglietti: intero 9 €; ridotto 7 €

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